Tra il Dire e il Fare - La Crescita Personale e Finanziaria in pratica

Puntata 92: 5 modi per fare la differenza in tempi di guerra e crisi globale

Sunny

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Ci troviamo in un momento storico in cui i conflitti globali, in particolare la guerra a Gaza, l'invasione dell'Ucraina e altre tensioni internazionali, ci lasciano paralizzati da un senso di impotenza che spesso non sappiamo come gestire. Quando le immagini diventano troppo atroci, oscilliamo tra il distogliere lo sguardo e l'ossessiva ricerca di informazioni, entrambe reazioni che non ci aiutano davvero a fare la differenza.

Questo episodio speciale rompe con i temi abituali di crescita personale e finanziaria per affrontare una questione urgente: come possiamo concretamente contribuire al cambiamento quando ci sentiamo piccoli di fronte a tragedie immense? Attraverso l'esempio potente di Rosa Parks, scopriamo come una singola persona possa innescare trasformazioni epocali nella società. Con questo spirito, condivido cinque azioni pratiche alla portata di tutti: dall'informarsi consapevolmente al parlare apertamente dei temi difficili, dallo scrivere a personaggi influenti al donare anche piccole somme, fino al partecipare attivamente a movimenti collettivi e al praticare il boicottaggio consapevole.

Parliamo di come utilizzare i nostri specifici talenti per toccare la sensibilità altrui e di come strumenti moderni come app dedicate possano aiutarci a fare scelte di consumo etiche. La riflessione finale tocca un punto fondamentale: non può esistere vera crescita personale se non lavoriamo prima per un'umanità più giusta e compassionevole. Ti invito ad ascoltare questo episodio non come un'opinione politica, ma come una riflessione su ciò che ci unisce come esseri umani: il desiderio di felicità, benessere e un futuro migliore per tutti.

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Speaker 1:

Ciao, stai ascoltando, tra il dire e il fare, il mio podcast che parla di crescita personale e finanziaria. E bentornati in questo martedì, nuova puntata, puntata, diversa dal solito, perché parlo di attualità, cosa che di solito non faccio. Non vorrei trattare questi argomenti, però mi impone la situazione di quello che succede di prendere in mano un attimo questa situazione e affrontarla insieme, perché ha un grosso impatto sul nostro umore, sulla nostra felicità, sul futuro della nostra famiglia per molte persone e quindi mi sembrava impossibile andare avanti senza parlare di quello che sta succedendo. Ovviamente mi riferisco al conflitto che c'è adesso a Gaza, alla guerra tra Israele e Gaza, tra i conflitti mondiali che ci sono con l'Iran e con quello che succede in Russia e Ucraina e via dicendo. Per me si sa che non voglio parlare da un punto di vista di opinione, in cui ovviamente io ho una mia opinione e penso che chiunque abbia un cuore e abbia un po' di testa ha una sua opinione su quello che sta succedendo, che va a prescindere dal discorso partitico o di posizione di destra o sinistra o di bene e male.

Speaker 1:

Ecco, ci sono delle cose che sono oggettivamente atroci, che non vogliamo vedere, ci fanno stare male e anche se tra virgolette ci siamo, almeno io mi sono sempre esposto chi mi segue sui social lo sa da qua all'inizio, molto prima ancora del 7 ottobre e ancora prima. Mi sono sempre esposto in favore del popolo palestinese, che viviamo in un mondo quasi distopico, in cui non ci sembra possibile che qualcun altro dica il contrario, se non è una cosa di atrocità. E questo mondo deve, questa cosa deve terminare. E quello che sto vedendo in tantissime persone è una grossa sofferenza dovuta al senso di incapacità di fare qualcosa. Ci sentiamo impotenti, abbiamo un senso di impotenza quasi come se dovessimo rassegnarci che qualcuno sta decidendo per noi e che ormai è questo, cercando quasi di non voler guardare. Ci sono alcune persone che dicono io non riesco più a guardare. Ci sono alcune persone che dicono e non riesco più a guardare.

Speaker 1:

Quello che pubblicano sui social è troppo atroce, troppo fastidioso e troppo mi provoca sconforto. Ed è giusto che sia così. Io non so come la pensi. Io penso che c'è un rischio, molto, una sottile linea tra l'esporre troppo e quindi quasi desensibilizzarsi verso questo argomento. Quando vediamo troppi mortre troppo e quindi quasi desensibilizzarsi verso questo argomento.

Speaker 1:

Quando vediamo troppi morti, troppo sangue, troppa disperazione, alla lunga, probabilmente per un senso di protezione, il cervello dice gli dà quasi un valore minore, sarebbe una cosa di una portata che non possiamo neanche concepire, probabilmente noi, dall'altra parte, non vederlo, non parlarne, non condividerlo ci rende ciechi. E quindi, qual è la giusta via? penso che la giusta via non c'è. Non c'è una, troppo, troppo poco. Cioè quello che, secondo me, noi dobbiamo fare è parlarne, parlarne con i nostri familiari, con le nostre compagne, compagni, mariti, mogli, amici, e non far sembrare che questo che sta succedendo non ci sia. Questa è la prima cosa importante.

Speaker 1:

L'altro giorno, mosso da questa comunicazione che sentivo in giro, in cui ci sentivamo veramente senza potenza, ho deciso di fare un piccolo va de mecum delle cose che possiamo fare, delle cose che noi dobbiamo fare, perché noi degli strumenti per cambiare il mondo li abbiamo. Se ci tolgono il diritto alla manifestazione, come sta capitando adesso, se ci tolgono il diritto, come in tanti paesi, a votare, a dire la nostra, a esporsi pubblicamente, vuol dire che dietro c'è la consapevolezza che magari noi non abbiamo, che anche la singola persona può fare una differenza gigantesca, una su tutte. Ma potremmo dirne veramente tante in cui capiamo che la singola persona, la goccia nel mare, ha fatto veramente, per esempio, la differenza. In questo caso è stata Rosa Parks. Non so se vi ricordate, lo conoscete.

Speaker 1:

Era quella donna che il primo dicembre del 55, a Montgomery, in Alabama, si rifiutò di cedere il suo posto sull'autobus a un altro passeggero bianco era una donna di colore come prevedeva la legge. La legge prevedeva che le persone bianche dovessero o non prendere l'autobus o proprio lasciare il posto ai bianchi che erano, secondo la loro mente malata, superiore. E questo gesto di disobbedienza civile ha portato poi al suo arresto e, in conseguenza, anche una grandissima mobilitazione civile delle persone che hanno cominciato a boicottare gli autobus di Montgomery, guidata da un giovanissimo, marty Luther King Jr. Ecco, il boicottaggio durò un anno e contribuì in modo decisivo all'abolizione della segregazione sui mezzi pubblici. Questo primo pezzo è stato il primo tassello per l'impegno verso l'uguaglianza ruziale che poi dopo ha ispirato milioni di persone.

Speaker 1:

Questo è il simbolo di un gesto, di una singola persona che col suo gesto ha poi fatto un effetto domino e ha cambiato le cose. Quindi, quando ci sentiamo impotenti, questa cosa è solamente nella nostra testa. Il nostro gesto, fatto nel momento giusto, può veramente cambiare il mondo. Non lo dico perché sono un ottimista, un utopista, ma perché ne abbiamo avuto tante riprove e quindi l'altro giorno, dopo questo sconforto che anch'io provo, mi sono messo a pensare a che cosa posso fare io concretamente, oltre a stare male.

Speaker 1:

Non posso andare a fermare le bombe. Non posso andare fisicamente a bloccare i blocchi navali. Non posso andare a fermare le bombe. Non posso andare fisicamente a bloccare i blocchi navali. Non posso andare a fare l'attivista sul campo perché ho una famiglia e ho anche dei doveri che mi richiedono di essere qua. Se no forse l'avrei fatto.

Speaker 1:

Però ci sono tantissime altre cose che noi possiamo fare. E quindi la prima ho fatto una lista di cinque cose, cinque cose semplici che possiamo fare. Non possiamo fare anche, non anche semplicemente una, ma se tutte le fa, tutti quanti li facciamo, le cose possono veramente cambiare. La numero uno è informa, informarsi con lucidità. Ogni giorno.

Speaker 1:

Quindi spegniamo telegiornali, cominciamo a cercare le informazioni tramite altri luoghi diversi, che magari dicono cose diverse, e poi fatevi la vostra idea obiettiva, cercate di trovare i tasselli della vostra verità, senza seguire troppo le voci che sentite, magari sui giornali, che vi fanno vedere una parte molto, molto mozzata. E questo non è complottismo, è purtroppo realtà. Basta che guardiate quanto, quanto ne hanno parlato fino adesso praticamente zero. Ci sono alcuni giornali di giornalismo, alcune persone sul campo c'è al jazeera, c'è human rights watch, c'è plus 972 magazine che ne parla. Ci sono tanti magazine sul posto che danno la loro parte, la loro informazione, e questa è la prima cosa, parlarne in pubblico è l'altra.

Speaker 1:

So che tanta gente non lo vuole ascoltare e vi prenderà per delle persone che vogliono parlare di cose che non sanno. Però invece condividere notizie vere, storie umane, immagini, testimonianze, sempre con delicatezza, sui canali social o tramite i vostri familiari, anche se siete gli unici tra i vostri familiari, può fare la differenza. La sensibilizzazione parte da questo. Parlarne a scuola, al lavoro, non è una questione politica, è una questione di umanità. Quindi il silenzio di mille persone neutrali ha sempre accompagnato ogni tragedia. Non dobbiamo stare in silenzio.

Speaker 1:

Punto numero tre è scrivere ai giornali, ai politici, agli artisti. Avete degli artisti che stimate e non ne parlano, chiediti, ma perché non vi esponete? Perché voi che avete la voce, avete un megafono, non lo fate? no-transcript palestinese, save the Children, emergency, eccetera, eccetera. Ce ne sono tantissimi. Andate a cercare quelli che sono più affini a voi e anche 5 euro fanno la differenza. Cercate anche piccole attività indipendenti che magari fanno un lavoro capillare sul territorio. Però fate qualcosa.

Speaker 1:

Il numero 5 ultimo è se avete voglia, l'energia e le possibilità di unirsi a collettivi manifestazioni. Io sono il primo che pensa che andare in piazza con uno striscione serve a poco, ma penso anche, soprattutto se ci sono bandiere politiche. Però penso che andare e aggregarsi e creare un team che lavora per il meglio è una cosa molto importante. Se poi questo team va in piazza per dire io ci sono oppure io non sono d'accordo, come prima, la nostra voce conta molto di più di quello che pensiamo.

Speaker 1:

Un'altra cosa è creare sensibilità laddove i linguaggi sono differenti. Se sei un musicista, puoi creare musica. Se sei un regista, puoi creare un video. Se sei un poeta, puoi scrivere una poesia. Usa i tuoi talenti per toccare la sensibilità delle persone il più possibile.

Speaker 1:

E l'ultimo, probabilmente forse il mezzo più potente in assoluto è boicottare i prodotti che contribuiscono alla guerra, allo sfruttamento delle persone in generale. Ci sono un sacco di applicazioni adesso sul cellulare che possono essere utilizzate, alcune internazionali, ma che funzionano benissimo. Anche in Italia c'è una che si chiama No Thanks, che vi dice subito quello che state comprando e subvenziona la guerra in Israele. Se fosse così, ci mettete 5 minuti in più a fare la spesa, 10 minuti in più a fare la spesa, 10 minuti in più, ma fate una cosa che è veramente, veramente, veramente importante. Questi sono 5 punti. Potrebbero essere molti di più.

Speaker 1:

Sono quelli che mi sono sentito riscrivere io e, come vi dicevo, non c'è una maniera assoluta per affrontare questo, questo dramma. Però c'è un obbligo, secondo me, che abbiamo noi è di utilizzare la nostra voce, i nostri privilegi per fare la differenza nel mondo. E dopo viene tutto il resto, dopo viene la crescita personale, dopo viene la crescita economica. Se non stiamo bene e se non lavoriamo come un'unica cosa a livello mondiale, non ci sarà mai benessere. Ed è stupido perché, alla fine, se ci pensate, tutti quanti vogliamo essere felici ed essere felici, vogliamo la serenità, vogliamo che i nostri cari stiano bene, vogliamo stare bene in salute, e questa cosa è una cosa che si potrebbe fare benissimo senza tracciare linee e cominciare a creare conflitti. Ci arriveremo con l'evoluzione delle persone.

Speaker 1:

Probabilmente questi conflitti servono anche a questo e la nostra coscienza serve a fare questo switch, a fare questo shifting, di shifting che è una cosa molto importante, quindi il cambiamento che noi abbiamo, che la società ha. Ma parlerò del cambiamento personale, in cui c'è un cambiamento veramente repentino da una persona a un'altra ed è una cosa bellissima, molto difficile da affrontare, che spesso poi dopo porta anche ad altri problemi perché non viene riconosciuta. Io, come solito, ti ringrazio oggi più del solito per aver ascoltato questa puntata del mio podcast. Ci ottenevo tantissimo a condividere con voi questo argomento. Ripeto, mi scuso se un attimo ho deviato gli argomenti che risolvo solitamente tratto, ma sentivo di fare così. Io, come sempre, sono qua tutti i martedì per parlare di crescita personale e finanziaria. Ti ringrazio per i tuoi 5 minuti, 10 minuti che mi ha dedicato per ascoltare questo podcast. Se sei passato qua per caso e vorrai rimanere, sono contentissimo. Se è la prima e ultima volta che ci sentiamo, io ti dedico questo podcast. Ti ringrazio e ti auguro una bellissima giornata ed una buona vita. Ciao e a presto.